A filo d'erba

di Stefano Catone

Un mondo peggiore

Non sono un appassionato di fantascienza e di mondi distopici, ma credo che sicuramente qualcuno abbia già immaginato un futuro fatto di città in cui circolano molte più armi che adesso, in cui la violenza è più facilmente tollerata e in cui i morti fanno meno impressione. Un mondo, in definitiva, in cui viene meno il patto sociale tra cittadini e tra cittadini e Stato e ci si riavvicina alla condizione di natura, in cui sopravvive il più forte, magari perché ha una pistola in mano, oppure perché è in grado di garantirsi un volo aereo per scappare da un paese devastato dalla guerra, oppure perché ha accesso in maniera piena e pienamente consapevole alle cure mediche.

Un mondo non così diverso da quello che immagina, per sé e per tutti noi, questo nuovo governo a trazione salviniana. Un leader politico che, non a caso, si fa chiamare “capitano”, come fosse la guida di una squadra o il capitano di una piccola e agguerrita flottiglia. Si fa chiamare così dal suo social media manager, Luca Morisi, che racconta su Twitter la partenza di Salvini verso la Libia con queste parole:

«Il Capitano-Ministro partito per la missione . L’Italia rialza la testa! Avanti tutta!».

Non un uomo delle istituzioni, ma un «Capitano-Ministro», dove l’essere capitano precede l’essere ministro.

A furia di evocarlo, questo mondo dispotico in cui l’unica certezza è una costante guerra tra buonisti e difensori della nazione, si corre il serio rischio di ritrovarci a vivere in un paese esattamente così, in cui si militarizzano le frontiere, in cui siamo consapevoli del fatto che ci siano persone torturate appena al di là dei nostri confini – mentre Salvini ringrazia «di cuore, da ministro e da papà», le autorità e la Guardia Costiera Libica che hanno riportato in Libia 820 persone che dalla Libia scappavano.

Un mondo in cui avremo sempre più cadaveri nel Mediterraneo, ma che non rientreranno nelle statistiche, un mondo in cui navi cariche di disperati vagano senza meta.

In cui la salute non viene più garantita da un sistema pubblico di sanità e in cui – addirittura – potremmo assistere al ritorno di malattie che consideravamo debellate.

E’ un mondo terribile, che non esiste, ma che continuando a essere evocato rischia di realizzarsi: una profezia che si autoavvera. Un mondo in cui nessuno vorrebbe vivere, un mondo peggiore e senza supereroi: una politica che costruisce un mondo peggiore di quello in cui viviamo sta già fallendo in maniera evidente e misera.

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