A filo d'erba

di Stefano Catone

Fontana chieda scusa e si ritiri a vita privata

Ci mancava. Ci mancava ma non era imprevedibile, dopo che per mesi anche i “responsabili” hanno raccontato che l’arrivo di migranti minaccia “la tenuta democratica del Paese” e che quindi fosse tollerabile la detenzione indiscriminata, la tortura e la morte, a patto che fossero somministrate lontano dai nostri occhi. Non era imprevedibile che, giunti a questo punto, qualcuno avrebbe rispolverato discorsi propri dell’hitlerismo.

Parlare di razze è già di per sé mostruoso, ma ancora più mostruoso (e la cosa rischia di sfuggire nei titoli di giornale) è mettere in relazione la “razza negroide” con lo “spazio vitale”. Utilizzo volutamente espressioni nazifasciste, perché è di questo che Fontana parla quando dice che gli immigrati «sono determinati a occupare il nostro territorio, dobbiamo reagire e ribellarci. Tutti non ci stiamo, dobbiamo decidere se la nostra etnia, razza bianca, società devono continuare a esistere o essere cancellate. Se la maggioranza degli italiani dovesse decidere che dobbiamo autoeliminarci, andremo da un’altra parte».

Fontana evoca la deportazione, lo spostamento forzato di minoranze, l’annientamento di popolazioni per tutelare lo spazio che è proprietà di altri.

Nel Mein Kampf, Hitler scriveva: «Senza considerazione per le tradizioni e i pregiudizi, il nostro popolo deve trovare il coraggio di unire il proprio popolo e la sua forza per avanzare lungo la strada che porterà il nostro popolo dall’attuale ristretto spazio vitale verso il possesso di nuove terre e orizzonti, e così lo porterà a liberarsi dal pericolo di scomparire dal mondo o di servire gli altri come una nazione schiava».

Non è un’esagerazione: quello di Fontana è hitlerismo. Siamo oltre qualsiasi limite della civiltà. Fontana non dovrebbe ritirarsi dalla corsa alla guida della Lombardia, Fontana dovrebbe chiudersi in casa dalla vergogna, chiedere scusa e ritirarsi per sempre dalla scena politica e pubblica lombarda e italiana.

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