A filo d'erba

di Stefano Catone

Per chi verrà dopo di noi e, un po’, per ognuno di noi

Ivano, che da anni si batte per la tutela della valle e del fiume Olona, mi scrive una bella lettera. Eccola:

Ciao Stefano, complimenti per il tuo impegno!
Vorrei esprimere la mia opinione, le mie idee, sull’ambientalismo al giorno d’oggi.

Vivendo qui nel Basso Varesotto, noi abitanti ci possiamo benissimo rendere conto come ormai siamo immersi in zone ampiamente urbanizzate, sempre più cementificate, e di come, sempre più spesso, siamo noi stessi sempre meno riconoscenti verso ciò che la nostra Terra ci ha dato.

Non sfugge a nessuno come gli ambienti verdi siano sempre meno presi in considerazione da chi dovrebbe governare il territorio e tutelarlo, anche in senso ambientalista; un po’ per tornaconto, un po’ per scarso interesse, l’ambiente non è ancora visto come primo obiettivo di governo, è sempre lasciato come problematica secondaria: per fortuna che ci sono tante associazioni che ci mettono il cuore e donano alla cittadinanza spazi verdi e ben curati.
Per contro, bisogna dire che alcune delle infrastrutture edificate, o anche, per il momento, solo pensate, possono rivelarsi utili all’uomo, a tutti noi, magari cercando di avere una visione ampia del futuro che ci aspetta, anche in previsione della forte crescita in numero di abitanti che zone come la nostra stanno avendo ed avranno negli anni a venire.

Viviamo in un periodo storico in cui nessuno può più dire no a tutto, incondizionatamente; vivendo in un mondo così globalizzato, si deve obbligatoriamente pensare anche a chi vive al di fuori dei nostri “confini”, paesani, regionali o nazionali che siano.

Sicuramente siamo sempre tentati di guardare di primo acchito il nostro orticello, ma ormai, questa tendenza deve andare a sparire, proprio perché dal nostro orticello, molte volte, ne dipende un altro, ed a catena tanti altri.
Come una disastrata rete fognaria rifatta in un paese dà benefici non solo a chi vive lì ma, a scendere, a tutti i paesi che poi un certo fiume incontra nel suo passaggio; come anche un piccolo o grande parco vissuto e tenuto bene può portare giovamento a chi ci passa, da dovunque venga. Come, drasticamente, una strada costruita qui dà molto fastidio, ma, se pensata e costruita con tutti i sacri crismi, e con la collaborazione di tutti gli enti interessati, oltreché, cosa fondamentale, sentiti i cittadini sui quali dovrà gravare, più in là questa stessa strada porterà sicuramente benefici.

La globalizzazione, tanto amata da molti e tanto vituperata da altri, nella natura è d’ obbligo, essendo tutto di tutti, essendo l’aria che respiriamo continuamente e liberamente in circolo, essendo la terra su cui noi costruiamo già calpestata da milioni d’ anni, essendo l’ acqua che beviamo già scorsa in milioni di fiumi; e tutto questo sarà sempre un circolo vizioso, senza una fine.
E’ normale che si possa essere totalmente contrari a qualcosa, se non ci aggrada, ma è altrettanto logico che questa cosa possa piacere a tanti altri.
Io stesso, vedendo qualcosa a cui mi voglio opporre, farò sempre una piena e totale opposizione alla sua realizzazione, portando però alla discussione in merito tutti gli interessati, perché so che, alla fine, di ciò che a me pare giusto ne otterrò un 1%, qualche volta un 5%, forse capiterà un 10%, e se arriverà un 100% sarà sicuramente merito della comunità e non della singola persona.

Non avrò magari soluzioni sicure, sbrigative e definitive, ma sono sicuro che il solo far notare quello che a parer mio è un’errore, il solo fare presente ciò che non va, possa apportare dei cambiamenti, magari piccoli, ma sempre visti assieme a tutte le persone interessate a quel cambiamento.

Se, invece, si resta al palo ad aspettare che qualcun’ altro si muova al posto nostro, sarà difficile ottenere anche la minima innovazione.

E’ proprio questo il punto, riuscire ad avere una visione comune e d’ insieme in questo ambientalismo moderno, riuscire a capire che, se progetto una modifica, qualunque essa sia, la devo compiere in prospettiva di aiutare tutti, non solo chi mi è accanto.
Logicamente, noi cittadini vediamo subito chi ci vive vicino, ma sappiamo altrettanto bene (anche se spesso, magari per interesse, magari per malavoglia, lo nascondiamo) che c’è qualcuno più distante sul quale le nostre azioni avranno una conseguenza; ed al giorno d’ oggi, ormai, con la globalizzazione dentro la quale, volenti o nolenti, viviamo, il distante non è più tale, e quindi conosciamo esattamente l’ effetto che avranno le nostre azioni su chiunque.

Tanto per non farla complicata, come dico ai miei figli, se io butto una cicca per terra qui, e, dopo poco, vedo qualcuno che posta su un qualsiasi social immagini di un mare inquinato, il dubbio che anche io possa avere contribuito a quella schifezza mi deve per forza venire, non può più lasciarmi indifferente; devo, per forza, avere una coscienza che mi dice di bloccare la mano che sta inquinando e dirigerla verso il cestino più vicino: è così semplice, ma nello stesso tempo così complicato, entrare in questo meccanismo…

Il vedere altri che approfittano negativamente della natura non può più lasciarci indifferente, dobbiamo agire subito, in prima persona, senza vergogna, senza dire che se non parlo io sicuramente ci sarà un altro…
No!, in quel momento io sono lì, e devo essere io a far si che uno scempio, che sia piccolo o grande, vada fermato.

Scendiamo sui sentieri, guardiamo l’ acqua che scorre, osserviamo il cielo terso ed i prati in fiore o pieni di neve bianca: questa non è poesia e nemmeno utopia, è il desiderio inconscio di ognuno di noi di vivere in un mondo semplicemente bello, dobbiamo solo riuscire a prenderlo e farlo vedere a tutti, ed a tirare fuori le nostre menti dal grigiore nel quale sono sempre più immerse.

Il beneficio, che spesso noi sentiremo appena sulla nostra pelle, per aver salvaguardato l’ambiente circostante sarà un beneficio che i nostri figli, e chiunque calpesterà il terreno dopo di noi, godrà in pieno.
Non spaventiamoci, non stiamoci male, quindi, se ciò che facciamo ora non ci fa vedere frutti immediati, ma pensiamo a ciò che verrà in seguito, a quanti saranno riconoscenti verso le generazioni passate.
Quel passato che adesso è il nostro presente; la Terra che abbiamo ora è così, non si può tornare indietro, e bisogna riuscire a guardare avanti, con pazienza e fermezza, per vedere la realtà concreta di un mondo più bello e sano.

Per i nostri figli, per i nostri nipoti, per tutte le generazioni future, ed anche, un po’, per ognuno di noi.

Ciao,
Ivano Ghezzi

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