A filo d'erba

di Stefano Catone

Quel pezzo di mondo di cui ci prendiamo cura

L’abbiamo chiesto, alle decine di persone che abbiamo incontrato durante questo weekend: «cosa chiedereste alla politica?».

Parallelo, a Castellanza.

Nessuno (nessuno!) ha parlato di immigrazione. Non abbiamo frequentato le vie del centro di Varese, ma aree della nostra provincia di cui la politica troppo spesso si dimentica, o fa finta di non ricordarsi, dove si vivono grande trasformazioni che ricadono sulle comunità, ma dove ci sono anche pionieri dell’innovazione.

Ci dovremmo fare delle felpe, Stella Casola (candidata per LeU al Consiglio regionale), Annamaria Guidi e il sottoscritto, con il nome di ciascun comune toccato in questi giorni.

Siamo stati da Parallelo, a Castellanza, un luogo aperto e trasparente, dove si trasmettono le abilità che risiedono nelle mani di artigiani localissimi: sartoria, rilegatoria, ciclofficina, falegnameria. I corsi sono per tutti, anche per richiedenti asilo e rifugiati, per avviarli all’impiego (e non è vero che ci rubano il lavoro, è vero che lavorano). Il locale dove si svolgono i corsi è stato sequestrato alla mafia e restituito ai cittadini e al quartiere.

Terre di Lago, a Germignaga.

Si superano differenze e pregiudizi, perché Parallelo è letteralmente trasparente, il lavoro è sotto gli occhi di tutti, e così il decoro diventa inclusione sociale.

Siamo stati a Germignaga, a trovare Terre di Lago, un’associazione che ruota attorno a una bottega equosolidale e che sperimenta progetti bellissimi e assolutamente all’avanguardia. Rimettere in funzione una piccola centrale idroelettrica per fornire energia pulita a circa sessanta famiglie. Studiare un sistema di mobilità condivisa in un’area dispersa geograficamente, un sistema che sembra Uber ma senza Uber, in cui si genera benessere condiviso e non profitti per gli sviluppatori dell’app. Una banca del tempo che costruisce comunità.

Viva Via Gaggio, a Lonate Pozzolo.

Siamo stati a Calcinate del Pesce, a incontrare Massimo Crugnola, un contadino in tutti i sensi (leggete qui Carlo Levi), tra i primissimi a praticare l’agricoltura biologica, e che ci ha ricordato dell’importanza di bloccare il consumo di suolo, perché l’innovazione e lo sviluppo non possono che passare dalla tutela dell’ambiente.

Siamo stati tra Lonate Pozzolo, Somma Lombardo e Casorate Sempione, nelle “terre di Malpensa”, già destabilizzate dall’aeroporto (siamo passati da Case Nuove, un centro da delocalizzare che è diventato un borgo fantasma – leggete qui), e che ora sono nuovamente sotto pressione.

A Case Nuove.

C’è un piano di espansione di Malpensa (ridimensionato rispetto al passato: non c’è più la terza pista, e allora viene da chiedersi sulla base di cosa fosse stata richiesta) con lunghe ombre sul parco del Ticino e su via Gaggio, c’è un nuovo tratto ferroviario con troppe domande e nessuna risposta.

E sono riuscito a ritagliarmi un’ora, domenica mattina, per passeggiare in Valle Olona, come faccio spesso, nei posti di sempre, per riprendere un po’ fiato. Si incontrano come sempre tante persone, di tutte le età, da soli, in gruppo, spesso con i cani. C’è un bel clima, in Valle Olona, anche se nel fiume c’è la schiuma, come c’era cinque anni fa, e dieci, e così via. Da candidato del “territorio” credo che siano importantissimi gli interventi direttamente indirizzati al fiume (depuratori, scarichi in deroga, gestione delle acque), ma che il tutto debba coniugarsi con le cose scritte prima: bloccare il consumo di suolo e le opere inutili, pensare a nuovi sistemi di mobilità, investire nell’energia pulita e rinnovabile.

Con Jimmy Pasin, Stella Casola e Annamaria Guidi.

Venerdì sera, durante un dibattito, mi è stato chiesto come portare al voto un diciottenne. Il mio piccolo consiglio è quello di invitarlo a pensare alla politica come al prendersi cura di un pezzetto di mondo: un quartiere, il proprio comune. O di un tema particolare: un fiume, la qualità dell’aria, i diritti umani. Prendetene uno e insistete “in ciò che era giusto”.

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