A filo d'erba

di Stefano Catone

La violenza è esattamente quel linguaggio che dobbiamo sconfiggere

Non facciamoci fregare. Noi candidati, noi elettori, noi cittadini: non facciamoci fregare. Siamo di fronte a una campagna elettorale insincera, in tutti i sensi, che parte dall’insincerità della legge elettorale, cavalcata dai media. Si racconta di scontri epici tra duellanti uninominali che nulla hanno di epico e nemmeno di scontro, dato che i candidati uninominali sono “finti”, perché collegati direttamente ai candidati “proporzionali”, perché ci sono i paracadute, perché – soprattutto – il sistema elettorale è per due terzi proporzionale.

Anche le liste sono insincere. Nel mio collegio, la provincia di Varese, il Partito Democratico candida in seconda posizione (eleggibile) Maurizio Bernardo, uomo cardine di una stagione formigoniana che qualcuno vuole tenere viva a tutti i costi. E con lui ci sono Alli e Capelli, sempre in Lombardia. Per il M5S, sempre a Varese, c’è Gianluigi Paragone, ex direttore de La Padania, che già si è offerto per costruire ponti con Salvini.

Delle coalizioni insincere, che contengono tutto e il contrario di tutto. Minniti – Bonino – Lorenzin è il tridente magico, che copre tutte le posizioni dell’arco parlamentare. Berlusconi – Salvini, invece, è la coppia d’attacco collaudata, quella che per tutto l’anno non va d’accordo, che la finale la gioca assieme, ma che una foto assieme sia mai. Tutti pronti a tornare sui propri passi, a rimescolarsi in Parlamento, sempre in nome di quelle larghe intese che ora tutti rifiutano, ma che nella sala da pranzo stanno già apparecchiando.

E così anche la campagna diventa insincera. Nessuno si occupa più di nulla: fateci caso. Giorni a parlare di rimborsi e di flat tax, della stronzata del voto utile, mentre la Siria è ancora in fiamme. Leggete cosa scrive Francesca Mannocchi:

Nelle ultime 48 ore abbiamo vissuto nel frastuono, solo bombe. Bombe, bombe. Devono farci uscire, qualcuno deve farci uscire di qui.
Devono permettere ai civili di scappare da questo inferno.
Siamo terrorizzati, siamo nascosti e non possiamo uscire da dove ci troviamo.
Ho fame, ho sete. Sono nascosta in una stanza sottoterra con i miei figli da ieri e da ieri i miei figli non mangiano e non bevono.
Non possiamo scappare. Scappare per andare dove? Non ci sono vie d’uscita, ci muoviamo come topi solo per nasconderci.
Hanno fame e sete i miei figli, sono nascosti qui con me e non so come sfamarli.

Perché Repubblica apre con la benedizione di Napolitano alle larghe intese guidate da Gentiloni, lo stesso che ha autorizzato milioni di euro di esportazioni di armi in Arabia Saudita, con le quali si bombardavano e bombardano i civili yemeniti?

Sia chiaro: io non ho nessuna soluzione. Ho studiato Relazioni Internazionali e mi sono laureato con lode, ma non ho alcuna soluzione se non invocare la pace, il cessate il fuoco, l’impegno delle Nazioni Unite. E una giustizia, perché i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità sono il buco nero di un secolo che non si chiude.

Ieri sera abbiamo parlato di migrazioni e il dibattito ha spaziato molto, in modo davvero piacevole. Un dibattito che rincuora, quando qualcuno dice di aver letto Exit West, di quella storia d’amore che si fonde con una fuga verso non si da dove, ma di sicuro verso nuove identità. E si spera che possa approdare in un’Unione europea che svolga il compito per il quale è nata, e cioè garantire la pace e la tutela dei diritti umani. I rifugiati sono invece ora «la schiuma della terra», così li definisce Donatella Di Cesare: scappano da case in cui non possono fare ritorno ma si infrangono contro confini più alti e spessi di loro, e lì si ammassano, diventando non cittadini di alcun luogo. Qualcuno in sala ti guarda e annuisce, e li vedi gli occhi di chi quella speranza la sta perdendo.

L’articolo più bello della nostra Costituzione – ho detto ieri sera – è l’articolo 10:

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica.

E’ il più bello perché prende la nostra Costituzione e la applica a qualsiasi persona, senza alcuna distinzione. E’ – se ci pensate – l’attuazione del principio per cui «tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti».

Lo vedete come è tutto finto? Finto il dibattito sull’immigrazione, finto il dibattito sull’unica classe dirigente di questo paese che sarebbe quella del PD, finto il dibattito sulle alleanze, finto il dibattito sulla flat tax, finto, finto, finto.

Non si prendono voti a parlare di pace e migrazioni, si prendono a parlare di difesa sempre legittima, di armi, di violenza, di sicurezza, di decoro. Col risultato che parole violente sono diventate neutre, che le destre si sono impossessate del linguaggio e che da quello schema cognitivo è sempre più difficile uscire, perché la violenza verbale si scaglia contro chi quel linguaggio non lo pratica, intimidendolo.

Non dobbiamo avere alcuna paura, dobbiamo parlare di questi temi soprattutto in questi dieci giorni che ci separano dalle elezioni. E dobbiamo continuare a rispondere con la non violenza, perché la violenza è esattamente quel linguaggio che dobbiamo sconfiggere.

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1 thought on “La violenza è esattamente quel linguaggio che dobbiamo sconfiggere

  1. Stefano sei grande !
    Un non violento come me non può che ammirarti, senza riserve sapendo che le tue non sono solo parole, ma soprattutto sono stile di vita ! Hai scritto esattamente quello che penso, con la tua abituale pacatezza che rende credibili, quasi banali concetti che, praticati, cambierebbero il mondo, le nostre relazioni di oggi e il futuro dei nostri figli. Grazie e auguri a te, a Stella, Annamaria, a Tierry e a LIBERI E UGUALI !
    Giovanni

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